- Gino Bartali è morto nel 2000, a 85 anni. Archivio
Gino il Giusto. Ancora lui. Gino che nasconde la famiglia Goldenberg a Firenze, Gino che pedala da Assisi a Terontola, a Firenze, a Camaiore, a Genova con falsi documenti d’identità nei tubi e nel manubrio della bici, Gino che salva centinaia di ebrei ai rastrellamenti e alle deportazioni, Gino accolto nel Giardino dei Giusti a Gerusalemme. La prima luce sull’altro Bartali, non quello agonistico ma quello umanitario, non quello brontolone ma quello silenzioso, non quello fuoriclasse ma quello fuorilegge, è stata accesa da Angelina Magnotta, 65 anni, toscana di Pontremoli, insegnante di italiano e latino.
Assisi Underground "Nel 2005 andai a Gerusalemme come preside degli Uffici scolastici regionali – racconta -, responsabile del progetto "I giovani ricordano la Shoah". Furono giornate di incontri e studi, conoscenze e approfondimenti. Alla fine, il saluto si trasformò in una missione: “Per 27 mila ebrei italiani salvati, abbiamo solo 300 italiani salvatori. I conti non tornano. Cercatene altri”. Tornata a casa, mi misi al lavoro. E cominciai da Bartali. La sua attività clandestina era già stata illustrata in “Assisi Underground”, un libro del 1978 e poi film del 1985, di Alexander Ramati, ma da allora mai più esplorata e documentata". Oltre ai famigliari (i figli Luigi e Andrea, e la moglie Adriana), la Magnotta ha incontrato Agostino Davitti, che le ha narrato la storia del padre Antonio, guardia costiera a Portoferraio, sull’Isola d’Elba. "Quando venne arrestato, Antonio Davitti aveva in tasca solo una foto autografata di Bartali, il suo eroe, quella in cui Gino vinceva in volata la Reggello-Secchieta. Il carceriere di Davitti, responsabile dello smistamento dei prigionieri nel lager di Dachau, era un grande appassionato di ciclismo. Si arrivò a un incredibile baratto: se Davitti gli avesse dato la foto di Bartali, in cambio il carceriere gli avrebbe permesso di scegliere i compagni con cui sarebbe stato trasferito in una fattoria a lavorare “fuori dal campo”. O Bartali o la morte. “Davitti diede la foto di Bartali, il soldato tedesco mantenne la parola data, dopo due giorni prese i 15 uomini indicati più altri cinque, i primi che arrivarono, e li mandò alla fattoria. Là, nutrendosi con latte e patate, Davitti e gli altri riuscirono a salvarsi e a tornare in Italia".
- Gino Bartali vinse 3 Giri, 2 Tour, 4 Sanremo, 3 Lombardia. Archivio
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