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domenica 3 novembre 2013

GINO BARTALI.L'EROE TOSCANO.

La testimonianza su Bartali salva ebrei: "Ho scoperto io il coraggio di Gino"

Milano, 02 novembre 2013

In silenzio, il campione rischiava la vita nascondendo documenti nel manubrio della bici per impedire l'orrore delle deportazioni. Nel 2005 un’insegnante di latino va in Israele: il primo capitolo della storia

Gino Bartali è morto nel 2000, a 85 anni. Archivio
Gino Bartali è morto nel 2000, a 85 anni. Archivio
Gino il Giusto. Ancora lui. Gino che nasconde la famiglia Goldenberg a Firenze, Gino che pedala da Assisi a Terontola, a Firenze, a Camaiore, a Genova con falsi documenti d’identità nei tubi e nel manubrio della bici, Gino che salva centinaia di ebrei ai rastrellamenti e alle deportazioni, Gino accolto nel Giardino dei Giusti a Gerusalemme. La prima luce sull’altro Bartali, non quello agonistico ma quello umanitario, non quello brontolone ma quello silenzioso, non quello fuoriclasse ma quello fuorilegge, è stata accesa da Angelina Magnotta, 65 anni, toscana di Pontremoli, insegnante di italiano e latino.
Assisi Underground "Nel 2005 andai a Gerusalemme come preside degli Uffici scolastici regionali – racconta -, responsabile del progetto "I giovani ricordano la Shoah". Furono giornate di incontri e studi, conoscenze e approfondimenti. Alla fine, il saluto si trasformò in una missione: “Per 27 mila ebrei italiani salvati, abbiamo solo 300 italiani salvatori. I conti non tornano. Cercatene altri”. Tornata a casa, mi misi al lavoro. E cominciai da Bartali. La sua attività clandestina era già stata illustrata in “Assisi Underground”, un libro del 1978 e poi film del 1985, di Alexander Ramati, ma da allora mai più esplorata e documentata". Oltre ai famigliari (i figli Luigi e Andrea, e la moglie Adriana), la Magnotta ha incontrato Agostino Davitti, che le ha narrato la storia del padre Antonio, guardia costiera a Portoferraio, sull’Isola d’Elba. "Quando venne arrestato, Antonio Davitti aveva in tasca solo una foto autografata di Bartali, il suo eroe, quella in cui Gino vinceva in volata la Reggello-Secchieta. Il carceriere di Davitti, responsabile dello smistamento dei prigionieri nel lager di Dachau, era un grande appassionato di ciclismo. Si arrivò a un incredibile baratto: se Davitti gli avesse dato la foto di Bartali, in cambio il carceriere gli avrebbe permesso di scegliere i compagni con cui sarebbe stato trasferito in una fattoria a lavorare “fuori dal campo”. O Bartali o la morte. “Davitti diede la foto di Bartali, il soldato tedesco mantenne la parola data, dopo due giorni prese i 15 uomini indicati più altri cinque, i primi che arrivarono, e li mandò alla fattoria. Là, nutrendosi con latte e patate, Davitti e gli altri riuscirono a salvarsi e a tornare in Italia".
Gino Bartali vinse 3 Giri, 2 Tour, 4 Sanremo, 3 Lombardia. Archivio
Gino Bartali vinse 3 Giri, 2 Tour, 4 Sanremo, 3 Lombardia. Archivio

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