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lunedì 18 novembre 2013

BOB DYLAN.LE SCULTURE IN FERRO.

Bob Dylan scultore in mostra a Londra

Da oggi, 16 novembre, e fino al 25 gennaio 2014, Mr. Zimmerman espone le sue opere: cancelli in ferro, tavoli, sculture circolari, Revisionist Art... Da vedere!
     
16 novembre 2013
Bob Dylan nel suo atelier, Foto di John Shearer
Bob Dylan nel suo atelier, Foto di John Shearer
Di Chiara Meattelli
“Sono nato e cresciuto in un paese pieno di ferro e l’ho sempre lavorato in una maniera o nell’altra”, dichiara Bob Dylan, cresciuto a Hibbing Minnesota, dove è stato prodotto il 90% del ferro utilizzato per la Seconda Guerra Mondiale. E così scoprimmo che il più grande esponente del folk statunitense è, in realtà, un metallaro. Battute a parte, chi si aspettava che Dylan – songwriter, autore, pittore, regista, attore, DJ – fosse anche uno scultore? Mood Swings è il nome della sua mostra alla Halcyon Gallery di Londra, aperta tutti i giorni da oggi, 16 novembre, fino al 25 gennaio 2014 (ingresso gratuito).
"Gate", Foto courtesy Bob Dylan/Halcyon Gallery
“Gate”, Foto courtesy Bob Dylan/Halcyon Gallery
Nulla poteva prepararmi ai sette imponenti cancelli in acciaio assemblati da His Bobness in persona: il più grande è posto all’entrata, come un varco attraverso cui sbirciare dentro la sua logica da sfinge. Sulle mura le sue parole: “I cancelli mi piacciono per lo spazio negativo che concedono. Possono essere chiusi ma allo stesso tempo consentono alle stagioni e alle brezze di entrare e scorrere. Possono chiuderti fuori o chiuderti dentro. E in qualche modo, non fa differenza”.
Ed ecco che il mio subconscio da dylaniana, parte subito con una colonna sonora: “Cloud so swift, Rain lift, Gate won’t close, Railings froze, Get your mind off wintertime, You ain’t goin’ nowhere”. Eppure queste gates si chiudono e si aprono pure. Sembrano invitare il pubblico a giocare: giri una rotella da una parte, una tenaglia e una manovella dall’altra. Saldati insieme ci sono una moltitudine d’elementi, tutti oggetti squisitamente vintage e pescati in ogni angolo di mondo durante il suo tour infinito.
Bob, ci sono! Capisco cosa vuoi comunicarci con quel tritacarne inserito tra trivelle, ferri di cavallo, chiodi di ferrovia e una piccola chitarra: bisogna scavare a fondo per trovare le canzoni, è fortuna e sudore, è la frantumazione dei dogmi intesa a scomporre e ricomporre le parole per poi farle defluire sui binari del nostro inconscio. Sto delirando? Può darsi. Ma come per le sue canzoni, queste opere sono formate da molteplici strati e molteplici livelli d’interpretazione. Tra l’altro, chi conosce bene i suoi testi, qui dentro può perdere ore intere a tracciare paralleli tra oggetti, forme e versi. Dylan cominciò a costruire cancelli nel 2001, li utilizzava nelle sue proprietà o li regalava agli amici (che ammirando le sue opere l’avrebbero poi incoraggiato a rivelarle al resto del mondo). Il suo magazzino stracolmo di oggetti in ferro, come mostrano le foto di John Shearer scattate solo 5 settimane fa, è enorme ed estremamente organizzato.
In mostra, oltre a cancelli, tavoli e sculture circolari, ci sono alcuni dipinti dalla Drawn Blank Series: un tramonto rosso fuoco occupa un’intera parete. Poi c’è la sezione intitolataRevisionist Art: utilizzando le copertine di magazine come Rolling Stone e Time, Dylan unisce figure politiche e sociali a titoli estrapolati da altre pubblicazioni o raccolte dall’etere. C’è il figlio di Gheddafi che si lancia nel’investimento finanziario con una maglia da Superman e Rhianna, sedere al vento, che trova un nuovo fidanzato. Ma sono realmente loro? Le immagini sono sfocate quando trasportate su un’enorme tela. Di certo c’è molto cinismo e ancor più humour in queste ambigue provocazioni. Infine ci sono una serie di sportelli d’automobili vintage perforati da proiettili: ciascuno corrispondente a un gangster. Lucky Luciano, Al Capone, Machine Gun Kelly: nomi e personaggi irresistibili per uno come Dylan che ha anche abbinato a ogni sportello una copertina di giornale in cui annuncia la morte del criminale. Ma è ovvio che gli sportelli non corrispondono a quelli delle autovetture nelle immagini a fianco: a Dylan piace prenderci in giro, così come gli piace giocare con la sua eredità. Tutto sommato l’esaustiva esibizione alla Halcyon Gallery dimostra la sua vera e sfuggevole essenza. E non è quella di un profeta ma di un artista. A proposito, com’é che cantava su She Belongs To Me? She’s an artist, she don’t look back…

1 commento:

  1. Veramente interessanti le sculture metalliche di Bob Dylan, che sicchè
    reputo da fine intenditore, un artista senz'altro poliedrico, fuori dalle consuete
    righe e, impercciocchè, unico, senz'altro, in ragione della concettualità che esprime.Il suo è uno stile decisamente senza eguali. Grazie per le belle immagini.

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