LA MIA BOHÈME
(Fantasia)
Me ne andavo, i pugni nelle tasche sfondate;
anche il mio cappotto diventava ideale;
andavo sotto il cielo, Musa!, ed ero il tuo leale;
oh! quanti amori assurdi ho strasognato!
Nei miei unici calzoni avevo un largo squarcio.
- Pollicino sognatore, in corsa sgranavo
rime. Il mio castello era l'Orsa Maggiore.
- Le mie stelle in cielo facevano un dolce fru-fru.
Le ascoltavo, seduto sul ciglio delle strade,
nelle calme sere di settembre in cui sentivo
sulla fronte le gocce di rugiada, come un vino vigoroso;
in cui, rimando in mezzo a quelle ombre fantastiche,
come fossero lire, tiravo gli elastici
delle mie suole ferite, con un piede contro il cuore.
SOGNATO PER L'INVERNO
A...Lei.
D'inverno, ce ne andremo in un piccolo vagone rosa
con i cuscini blu.
Staremo bene. Un nido di pazzi baci riposa
in qualche soffice angolo.
Tu chiuderai gli occhi, per non vedere, dai vetri
ghignare le ombre delle sere,
queste arcigne mostruosità, plebaglie
di neri démoni e neri lupi.
Poi sentirai la guancia scalfita...
Un piccolo bacio, come un ragno folle,
ti correrà per il collo...
E tu mi dirai: «Cerca!» inclinando la testa,
e perderemo tempo a cercare quella bestia
- che così tanto viaggia...
In treno, 7 ottobre [18]70.
LE MIE PICCOLE INNAMORATE
Un lacrimale infuso lava
i cieli verde cavolo:
sotto l'albero gemmante che sbava
i vostri caucciù
bianche di lune particolari
come ammassi tondeggianti,
sbattetevi per le ginocchiere,
o, mie laidone!
Un certo periodo ci amavamo,
o laidezza blu!
E uova alla coque mangiavamo
e semi di scagliola!
Una sera, tu mi consacrasti poeta,
o bionda laidezza:
vieni qui, che io possa frustarti
sulle mie ginocchia;
ho vomitato la tua brillantina
o nera laidezza:
tu potresti tagliare il mio mandolino
col filo della fronte.
Puah! Le mie salive seccate
o rossa laidezza
ancora infettano le trincee
del tuo seno rotondo!
O mie piccole innamorate
come vi odio!
Coprite di dolorosi schiaffi
le vostre laide tettone!
Calpestate le mie vecchie terrine
del sentimento:
- Su, dunque! Siate le mie ballerine
per un momento!...
Le vostre scapole si slogano
o miei amori!
Con una stella sui vostri reni azzoppati
fate giravolte!
Ed è proprio per questi pezzi di carne
che ho scritto rime!
Vorrei spezzarvi le anche
per avervi amato!
Stupido ammasso di stelle fallite,
andate a nascondervi!
- Voi creperete in Dio, imbastite
d'ignobili cure!
Sotto le lune particolari
come ammassi tondeggianti
sbattetevi per le ginocchiere,
o mie laidone!
LA MALIZIOSA
Nella sala da pranzo bruna, che profumava
d'un odore di frutta e vernice, a mio agio
raccolsi un piatto di non so che cibo
belga, e sprofondai nella mia immensa sedia.
Mentre mangiavo, ascoltavo il pendolo, - felice e tranquillo.
La cucina s'aprì con uno sbuffo,
- e venne la serva, e non so perché
con lo scialle sfatto, pettinata con malizia
passando su e giù il suo ditino tremante
sulla sua guancia, un velluto di pesca rosa e bianca,
fece col suo labbro infantile una smorfia,
e riordinò accanto a me i piatti, per mettermi a mio agio;
- poi, cosi - ma certo per avere un bacio, -
mi mormorò: «Senti qui, ho preso un freddo sulla guancia...»
Charleroi, ottobre [18]70.
LA MIA BOHÈME
(Fantasia)
(Fantasia)
Me ne andavo, i pugni nelle tasche sfondate;
anche il mio cappotto diventava ideale;
andavo sotto il cielo, Musa!, ed ero il tuo leale;
oh! quanti amori assurdi ho strasognato!
Nei miei unici calzoni avevo un largo squarcio.
- Pollicino sognatore, in corsa sgranavo
rime. Il mio castello era l'Orsa Maggiore.
- Le mie stelle in cielo facevano un dolce fru-fru.
Le ascoltavo, seduto sul ciglio delle strade,
nelle calme sere di settembre in cui sentivo
sulla fronte le gocce di rugiada, come un vino vigoroso;
in cui, rimando in mezzo a quelle ombre fantastiche,
come fossero lire, tiravo gli elastici
delle mie suole ferite, con un piede contro il cuore.
anche il mio cappotto diventava ideale;
andavo sotto il cielo, Musa!, ed ero il tuo leale;
oh! quanti amori assurdi ho strasognato!
Nei miei unici calzoni avevo un largo squarcio.
- Pollicino sognatore, in corsa sgranavo
rime. Il mio castello era l'Orsa Maggiore.
- Le mie stelle in cielo facevano un dolce fru-fru.
Le ascoltavo, seduto sul ciglio delle strade,
nelle calme sere di settembre in cui sentivo
sulla fronte le gocce di rugiada, come un vino vigoroso;
in cui, rimando in mezzo a quelle ombre fantastiche,
come fossero lire, tiravo gli elastici
delle mie suole ferite, con un piede contro il cuore.
SOGNATO PER L'INVERNO
A...Lei.
D'inverno, ce ne andremo in un piccolo vagone rosa
con i cuscini blu.
Staremo bene. Un nido di pazzi baci riposa
in qualche soffice angolo.
Tu chiuderai gli occhi, per non vedere, dai vetri
ghignare le ombre delle sere,
queste arcigne mostruosità, plebaglie
di neri démoni e neri lupi.
Poi sentirai la guancia scalfita...
Un piccolo bacio, come un ragno folle,
ti correrà per il collo...
E tu mi dirai: «Cerca!» inclinando la testa,
e perderemo tempo a cercare quella bestia
- che così tanto viaggia...
In treno, 7 ottobre [18]70.
D'inverno, ce ne andremo in un piccolo vagone rosa
con i cuscini blu.
Staremo bene. Un nido di pazzi baci riposa
in qualche soffice angolo.
Tu chiuderai gli occhi, per non vedere, dai vetri
ghignare le ombre delle sere,
queste arcigne mostruosità, plebaglie
di neri démoni e neri lupi.
Poi sentirai la guancia scalfita...
Un piccolo bacio, come un ragno folle,
ti correrà per il collo...
E tu mi dirai: «Cerca!» inclinando la testa,
e perderemo tempo a cercare quella bestia
- che così tanto viaggia...
In treno, 7 ottobre [18]70.
LE MIE PICCOLE INNAMORATE
Un lacrimale infuso lava
i cieli verde cavolo:
sotto l'albero gemmante che sbava
i vostri caucciù
bianche di lune particolari
come ammassi tondeggianti,
sbattetevi per le ginocchiere,
o, mie laidone!
Un certo periodo ci amavamo,
o laidezza blu!
E uova alla coque mangiavamo
e semi di scagliola!
Una sera, tu mi consacrasti poeta,
o bionda laidezza:
vieni qui, che io possa frustarti
sulle mie ginocchia;
ho vomitato la tua brillantina
o nera laidezza:
tu potresti tagliare il mio mandolino
col filo della fronte.
Puah! Le mie salive seccate
o rossa laidezza
ancora infettano le trincee
del tuo seno rotondo!
O mie piccole innamorate
come vi odio!
Coprite di dolorosi schiaffi
le vostre laide tettone!
Calpestate le mie vecchie terrine
del sentimento:
- Su, dunque! Siate le mie ballerine
per un momento!...
Le vostre scapole si slogano
o miei amori!
Con una stella sui vostri reni azzoppati
fate giravolte!
Ed è proprio per questi pezzi di carne
che ho scritto rime!
Vorrei spezzarvi le anche
per avervi amato!
Stupido ammasso di stelle fallite,
andate a nascondervi!
- Voi creperete in Dio, imbastite
d'ignobili cure!
Sotto le lune particolari
come ammassi tondeggianti
sbattetevi per le ginocchiere,
o mie laidone!
d'un odore di frutta e vernice, a mio agio
raccolsi un piatto di non so che cibo
belga, e sprofondai nella mia immensa sedia.
Mentre mangiavo, ascoltavo il pendolo, - felice e tranquillo.
La cucina s'aprì con uno sbuffo,
- e venne la serva, e non so perché
con lo scialle sfatto, pettinata con malizia
passando su e giù il suo ditino tremante
sulla sua guancia, un velluto di pesca rosa e bianca,
fece col suo labbro infantile una smorfia,
e riordinò accanto a me i piatti, per mettermi a mio agio;
- poi, cosi - ma certo per avere un bacio, -
mi mormorò: «Senti qui, ho preso un freddo sulla guancia...»
Charleroi, ottobre [18]70.
DALLA LETTERA DEL VEGGENTE A PAUL DEMENY,1871,RIMBAUD AVEVA 17 ANNI .